Casalvecchio Siculo

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Casalvecchio Siculo

Il nome originario del paese era Palachorion, che in greco-bizantino vuol dire Vecchio casale, secondo quanto attesta un atto aragonese nel 1351. Denominazione che col del tempo fu tradotta nella lingua latina in "Ruf Vetus", "Casale Vetus" e nell'attuale "Casalvecchio". Dall’inizio dell’età normanna sino al sec. XVIII rimase sotto la giurisdizione di Savoca. Fu frazione della vicina Santa Teresa di Riva dal 1928 fino al 1939, quando divenne Comune autonomo. Di particolare rilevanza architettonica sono la chiesa Madre, le chiese di S. Teodoro, e dell’Annunziata (sedi di storiche confraternite) e la chiesa dei SS. Pietro e Paolo di epoca normanna. L’Abbazia dei Ss. Pietro e Paolo d’Agrò è da anni al centro di un importante iniziativa culturale: infatti è stato ufficialmente proposto all’UNESCO di inserire tale monumento nell’elenco dei beni artistici mondiali patrimonio dell’umanità. L’ex Monastero dei frati basiliani oggi è stato restaurato e reso fruibile ai cittadini ed ai tanti turisti che, annualmente, visitano la monumentale chiesa dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò. Tra i secoli XVII e XVIII quel monastero fu un vero e proprio centro culturale oltre che di cristianità: di studi artistici, scientifici, umanistici e di sperimentazioni agricole. L’opera di questi monaci venne a cessare nel 1794, quando si trasferirono a Messina. PUNTI DI INTERESSE Chiesa di san Teodoro: L’edificio, a navata unica, purtroppo è in stato di abbandono. Tuttavia è significativo per la storia di questo territorio. La chiesa, infatti, nel 1661 venne offerta ai padri agostiniani di Messina affinché vi fondassero un convento. Nel 1671 il Diffinitorio dichiarò questo convento Casa di Priorato eleggendovi quale primo Priore Damiano di Sant’Antonio. Chiesa della Santissima Annunziata: In stile barocco e ricca di stucchi settecenteschi, la chiesa fu asservita ai monaci basiliani che vi istituirono la confraternita dell’Annunziata. Custoditi all’interno: una tela di Sant’Antonio Abate del 1760 e un quadro del XVII secolo raffigurante la Madonna. Chiesa Madre: Edificata nel XVII secolo e dedicata a Sant’Onofrio, è stata ricostruita nel 1935. Risale all’impianto originario il portale d’ingresso. L’interno è caratterizzato da un pregevole soffitto ligneo a cassettoni e da un pavimento in pietra di Taormina. Tra le numerose opere d’arte conservate: una pila per l’acqua santa del 1686, una fonte battesimale ottagonale del ‘600, la cinquecentesca statua in argento di Sant’Onofrio, gli altari laterali di San Sebastiano, San Michele, del Crocifisso, della Madonna del Carmine, della Sacra Famiglia e dell’Epifania sormontato dalla tela della Madonna con Bambino benedicente realizzata dal Camarda nel 1622. Museo parrocchiale d’arte sacra: Custodisce opere d’arte, paramenti e corredi sacri che costituivano il patrimonio dell’attigua chiesa madre. Chiesa di San Nicolò: La più antica delle chiese filiali del paese (si celebravano le liturgie già nel 1795) custodisce una tela di San Nicolò di scuola Antonelliana e una statua lignea del ‘500 di Sant’Antonio di Padova. Fontane storiche: L’Acqua Ruggia (o Reggia) è la più antica delle fontane del paese. È così chiamata perché pare che qui si sia dissetato Ruggero II. Fiera di San Pietro: Ogni anno, l’ultima domenica di giugno, si tiene, in contrada Cristuri, l’antica fiera di San Pietro: un’occasione per apprezzare le tradizioni locali. Pizzo Vernà: Area demaniale attrezzata. Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò.